La porta, Simone Weil

Aprite la porta, dunque, e vedremo i verzieri,
berremo la loro acqua fredda che la luna ha traversato.
Il lungo cammino arde ostile agli stranieri.
Erriamo senza sapere e non troviamo rifugio.
 
Vogliamo vedere i fiori. Qui la sete ci sovrasta.
Sofferenti, in attesa, eccoci davanti alla porta.
Se occorre l'abbatteremo con i nostri colpi.
Incalziamo e spingiamo, ma la barriera è troppo forte.
 
Bisogna attendere, sfiniti, guardare invano.
Guardiamo la porta; è chiusa, intransitabile.
Vi fissiamo lo sguardo; nel tormento spingiamo;
noi la vediamo sempre, gravati dal peso del tempo.
 
La porta è davanti a noi; a cosa serve desiderare?
Meglio sarebbe andare senza più speranza.
Non entreremo mai. Siamo stanchi di vederla.
La porta aprendosi liberò tanto silenzio.
 
Che nessun fiore apparve, né i verzieri;
solo lo spazio immenso nel vuoto e nella luce
apparve d'improvviso da parte a parte, colmò il cuore,
lavò gli occhi quasi cechi sotto la polvere.

Basta così.
Queste poche parole bastano,
se non queste parole, questo respiro.
Se non questo respiro questo starmene qui seduto.
Questa apertura alla vita
che abbiamo rifiutato,
sempre e di nuovo.
Finora.
Finora.

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